QUANDO LA MATERIA TI PENETRA
 
  di Vinny Scorsone       

 

Ho viaggiato per paesi lontani, lasciandomi guidare dal vento. Ho calpestato la sabbia, mi sono fusa con essa e ho respirato il polveroso odore della terra, in essa ho visto la leggerezza di trame lontane, persa nel tempo e nella memoria.
Sul mio corpo nudo, accarezzato dallo scirocco, ho sentito l'intenso richiamo della vita. Mi sono vestita di stelle e ho danzato.
Con l'anima consunta, ho invocato il divino, lasciandomi intrappolare dalla strategia dell'oracolo, accedendo a mondi sconosciuti. Ho attraversato ponti, spostandomi da un luogo all'altro della terra, della mia evoluzione.
Da una persiana accostata, mi sono fatta trapassare da due occhi di donna: nello sguardo, il richiamo sensuale di un corpo caldo e accogliente.
Ho sentito i miei passi incerti, ho vacillato. Da lontano, del poeta, giungevano le note profonde e intime come un abbraccio. Queste, nel vento, parlando, fuggivano via desiderose di andare altrove. E' passato del tempo, ora sono in terra di confine e mi muovo nel segno contrapposto di più popoli e di più entità.
Sento ogni voce, ogni parola. Sono stordita! Ma ecco infine il silenzio e la mia anima si incammina verso notti invocate da tempo. Nella sera incredula il mio corpo finalmente si tende, nell'attimo che precede la mia morte. Muoio!
E succede nella stessa ora del giorno della mia nascita: sto per rivivere!

Chiedo scusa ad Alessandro se mi sono appropriata dei titoli di alcune sue opere, ma ognuno di essi racchiude una storia che non chiedeva altro che essere scritta. Come non approfittarne? Come resistere ad una simile tentazione?
Conobbi Alessandro Monti tanti anni fa; allora il suo stile era differente ma il suo modo di sentire il mondo circostante era pressocchè simile a quello di oggi.
Il suo non è stato un cambiamento bensì un'evoluzione che ha modificato ma non stravolto il suo modo di far pittura.
Le evanescenze che un tempo erano date dal colore, oggi sono figlie della sabbia. I sogni si sono fatti più concreti, ma il silenzio continua a dominare la scena.
Monti, nella sua vita, credo che non abbia mai dipinto istanti fugaci nel tempo. Ciò che ha sempre caratterizzato quest'autore è la "lentezza" delle sue "apparizioni". Ogni dipinto e' una porta socchiusa, un narratore che incanta il suo pubblico. Sono flash dilatati nella dimensione temporale di una esistenza, contenitori di racconti dimenticati dal proprio affabulatore, frasi riportate in vita solo dal chiarore lunare che restituisce all'inchiostro, sbiadito dal trascorrere delle stagioni, l'antico vigore.
La pittura si è fatta scultura. La materia ha modellato se stessa, mentre il segno si è fatto costellazione, ideogramma. Le tracce sono emerse dalla sabbia, si sono ingigantite divenendo rappresentanti di un microcosmo a noi sconosciuto ma allo stesso tempo familiare.
Quella "prodotta" da Monti non vuole essere una scrittura più o meno umana bensì il linguaggio della terra. Niente a che vedere, quindi, con la scrittura-non scrittura portata avanti da numerosi artisti (Maria Lai, Emilio Isgrò ... e i siciliani Giusto Sucato e Franco Spena). La sua è la struttura risultante da una lente di ingrandimento su un mondo fisico di cui ci portiamo impressi la composizione.
Solchi, ferite, fessure rimandano al corpo femminile, a quella parte fatta di labbra, sporgenze, voragini.
La donna così si veste di mito, ritorna ad essere Cerere, detentrice di un immenso potere, ponte di unione tra la razza umana e la terra, messaggera di forze occulte e ancestrali mai dimenticate. Quella di Monti non è solo la ripresa del tema della Dea Madre che ha sempre caratterizzato la maggior parte delle culture presenti nel Mediterraneo. Non i morbidi e prosperosi seni o i larghi fianchi, non la protuberanza pubica tanto rassicurante, ma anche la consapevolezza di un potere generativo e al contempo distruttore fonte di energia inesauribile che muove il mondo e ne delinea i destini.
Egli entra nel corpo femminile attraverso la porta d'ingresso fisica principale; oltre questa, l'ignoto, ma un ignoto sublime.
Monti si nutre del mondo circostante; vive di energia e da essa si lascia accarezzare la pelle, penetrare nel cervello, facendosi portatore di una cultura millenaria che, ancora vitale, muove l'universo in attesa di essere svelata in tutta la sua pienezza.

 

(presentazione in catalogo mostra Galleria d'Arte Studio 71, Palermo, 2004)

 

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